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"Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
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Brad Barron
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feberet
11 partecipanti
Forum Scuola di Modellismo :: Modellismo Statico :: Navimodellismo :: Barche e Motoscafi :: In cantiere :: Cantieri terminati
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"Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Ragazzi , in cantiere ora si imposta la costruzione del Leudo di liguria con i Piani di Costruzione ( Mamoli )
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet, allora buon inizio e come al solito ti seguo.
Un saluto
Sandro
Un saluto
Sandro
Ospite- Ospite
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Evvaiiii Fernando!!!!!
Bene, son contento che inizi il Leudo,.
Son bellissime barche.
Ti seguirò con assiduità.
Ciao, Modì.-
Bene, son contento che inizi il Leudo,.
Son bellissime barche.
Ti seguirò con assiduità.
Ciao, Modì.-
Modifica- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
feberet sei instancabile!!!
allora dacci dentro!
aspetto di vedere l'inizio del cantiere
un saluto
allora dacci dentro!
aspetto di vedere l'inizio del cantiere
un saluto
Brad Barron- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
auguri Fernando , ho anch'io quel libro ,ti seguirò con molta attenzione e attento a non fare l'errore che ho fatto io ciao giovanni
picogio'- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet , ma perchè non prendi qualche progetto più professionale ?
Penso che sia la volta buona di iniziare ad un livello superiore , che te ne pare ?
mozzo
Penso che sia la volta buona di iniziare ad un livello superiore , che te ne pare ?
mozzo
mozzo- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ho fatto sempre modellini cha abbiano tutti una velatura diversa e questo modellino mi piace per quella lunghissima e pesante penna per la vela latina , l'albero molto inclinato in avanti e con solo un paio di sartie messe solo dal lato opposto da dove si gonfiava la vela, un modellino un po unico e caratteristico . Quest'inverno appronteremo qualcosa di piu professionale .
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ciao Fernando dalla seconda riga vedo che non farai l'errore che ho fatto io ( ho messo le sartie sui due fianchi!!) buon lavoro ciao giovanni
picogio'- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
se possibile mandami le foto del tuo . è sempre un piacere vedere i lavoro de gli amici , s'impara sempre vedendoli .
ecco amici .... il Cantiere è aperto . ( personale al completo )
ecco amici .... il Cantiere è aperto . ( personale al completo )
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
bravo fernando ti seguo anche io
saluti guido
saluti guido
leone- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao feberet
Complimenti per la scelta!
Se tieni la media, mi aspetto il varo prima di ferragosto!
Tempo fa su internet avevo trovato un sito interessante che mostrava tutte le posizioni possibili dell'antenna del leudo in funzione dell'andatura, ma ho perso l'indirizzo.
Lo conosci?
buon lavoro!
Complimenti per la scelta!
Se tieni la media, mi aspetto il varo prima di ferragosto!
Tempo fa su internet avevo trovato un sito interessante che mostrava tutte le posizioni possibili dell'antenna del leudo in funzione dell'andatura, ma ho perso l'indirizzo.
Lo conosci?
buon lavoro!
_________________
gian paolo
Regolamento Forum: http://www.forumscuoladimodellismo.com/regolamento-f8/regolamento-del-forum-t274.htm
Guida pubblicazione video e immagini: http://www.forumscuoladimodellismo.com/guida-alla-pubblicazione-delle-immagini-f12/
Glossiario dei termini marinareschi: http://www.forumscuoladimodellismo.com/f66-glossario-illustrato-dei-termini-marinareschi
brggpl- Responsabile glossario sostenitore
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
è la prima volta che mi imbatto in questo tipo di barche , ho sempre fatto galeoni e navi del genere. Dammi qualche imput su come cercare che nel web ci ravano sempre . Ora vado a vedere come "Antenne del Leudo" vediamo cosa trova . rimane sempre una barchetta interessante , con una antenna di 300 kg e una vela da 200 kg, , tutto da tirare su a mano con un paranco ....poveracci !
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet , da dove ai ricavato quei pesi ?
mozzo
mozzo
mozzo- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ciao ancora!
Devo confessare che ho fatto anch'io quel modello (compreso l'"errore" di picogio') e una delle cose più divertenti è stata proprio la costruzione di quel paranco con grandi bozzelli a cinque vie. Il progettista del modello Mamoli ne aveva fatto un bel disegno, molto accurato. Tu l'hai?
Con il collega Darsena e con Mozzo abbiamo discusso parecchio se identificare quel tipo paranco e di questa barca con il termine "Taglione" del Glossario.
Per quanto riguarda il sito (lo trovai 4/5 anni fa'), mi sembra di ricordare che faceva riferimento non tanto al leudo come imbarcazione, ma al posto dove si trovava (forse Sestri Levante?). Quello che mi aveva stupito allora era il fatto che l'antenna potesse essere posta anche verticalmete in aderanza e parallela all'albero per andare con il vento in poppa (con la vela a dritta e il fiocco a sinistra e/o viceversa).
Come vedi non ho pratica marinaresca.
ti saluto
Devo confessare che ho fatto anch'io quel modello (compreso l'"errore" di picogio') e una delle cose più divertenti è stata proprio la costruzione di quel paranco con grandi bozzelli a cinque vie. Il progettista del modello Mamoli ne aveva fatto un bel disegno, molto accurato. Tu l'hai?
Con il collega Darsena e con Mozzo abbiamo discusso parecchio se identificare quel tipo paranco e di questa barca con il termine "Taglione" del Glossario.
Per quanto riguarda il sito (lo trovai 4/5 anni fa'), mi sembra di ricordare che faceva riferimento non tanto al leudo come imbarcazione, ma al posto dove si trovava (forse Sestri Levante?). Quello che mi aveva stupito allora era il fatto che l'antenna potesse essere posta anche verticalmete in aderanza e parallela all'albero per andare con il vento in poppa (con la vela a dritta e il fiocco a sinistra e/o viceversa).
Come vedi non ho pratica marinaresca.
ti saluto
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gian paolo
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brggpl- Responsabile glossario sostenitore
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
i "maestri d'ascia" ahahahahah!!!!! preparano le ordinate .
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet ma stai diventando un razzo nel costruire, immagino che la foto che hai postato è solo una prova, vero?
Un saluto
Sandro
Un saluto
Sandro
Ospite- Ospite
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
si si , è solo per fare la foto , lo sai meglio di me che il minimo è tagliare , il grosso viene dopo .
Stavo pensando una cosa : vedendo che è una barchetta da carico e due ordinare di poppa e due di prora sono vuote, mi sta frullando l'idea di lasciare un lato senza fasciame per far vedere l'interno con il suo carico ( botti di vino , sabbia ...) che ne dite. a me piacerebbe .
Stavo pensando una cosa : vedendo che è una barchetta da carico e due ordinare di poppa e due di prora sono vuote, mi sta frullando l'idea di lasciare un lato senza fasciame per far vedere l'interno con il suo carico ( botti di vino , sabbia ...) che ne dite. a me piacerebbe .
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet dai disegni che hai postato mi sembra che proprio in corrispondenza delle ordinate vuote esattamente al centro sul ponte ci sono due bei boccaporti, quelli in realtà dovrebbero avere un perimetro a mo di tetto e venivano chiuse con tavolette affiancate, potresti realizzare le tavolette ma anzichè chiudere il boccaporto accatastarle le une sulle altre lungo un lato così da lasciar vedere cosa ci sia internamente.
Per quanto riguarda l' idea di lasciare un lato senza fasciame, è solo una mia idea poi sta a te decidere, non la vedo positiva dato il modello a ordinate come lo stai realizzando ora.
Un saluto
Sandro
Per quanto riguarda l' idea di lasciare un lato senza fasciame, è solo una mia idea poi sta a te decidere, non la vedo positiva dato il modello a ordinate come lo stai realizzando ora.
Un saluto
Sandro
Ospite- Ospite
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Fernando,
come sai la tua realizzazione del leudo mi intriga, quindi sicuramente seguirò il tuo cantiere.
certo che dal Gozzo al Leudo il passo è breve!
Io, come penso tutti gli appassionati di modellismo, cerco di saperne sempre di più riguardo ai modelli che sono in costruzione o che andrò a realizzare, quindi spulciando in Rete ho trovate queste notizie riguardanti i Leudi che vado a postare pensando di fare cosa gradita.
Buona lettura a tutti,
Modì.-
I Leudi di Liguria
I leudi rimasti rappresentano un punto di arrivo dell’evoluzione di un tipo di imbarcazione intimamente connessa con la cultura del mare dei Liguri. L’origine dei leudi infatti si perde nel tempo. A riguardo sono state vagliate due ipotesi principali. La prima, avanzata da Pietro Berti, vede, come progenitore di questo tipo d’imbarcazione, la cimba bizantina. Un’altra ipotesi suggerisce una derivazione da una barca di struttura simile, di origine catalana, chiamata “lau”.
Il leudo nasce come un’imbarcazione a vela da lavoro, adibita fondamentalmente al trasporto di merci varie per i traffici del Mediterraneo e, talvolta, alla pesca.
Caratteristica peculiare era quella di essere un’imbarcazione alturiera operativa a partire dalle spiagge e
perciò autosufficiente nell’alaggio. Questo perché, dall’antichità fino all’ottocento, la navigazione nel Mediterraneo poteva contare su un numero molto scarso di buoni porti, in quanto le piccole comunità marinare non avevano i mezzi necessari per costruire moli, frangiflutti che erano opere molto costose.
Si sfruttavano gli approdi naturali, che però, anche in Liguria, a volte, mancavano del tutto.
Lo scafo del leudo è realizzato in maniera da poter fare a meno dei porti in quanto può essere facilmente tirato in secca anche a pieno carico, oppure se ne può spingere la prua fino a pochi metri dalla riva, agevolando così il carico e lo scarico di merci e passeggeri, per cui sia la forma che le dimensioni dello scafo sono tarate in funzione di questa sua fondamentale qualità.
Le caratteristiche generali del leudo si possono qui riassumere con una definizione di Pietro Berti: “In sostanza si tratta di un legno tondo con estremità a cuneo, armato con una vela latina issata su un albero a calcese inclinato in avanti, ed un fiocco, detto polaccone, che viene teso su un’asta posta a dritta della pernaccia, e che può essere rientrata in coperta”.
Le dimensioni dei leudi variavano in base al modello e all’impiego al quale erano destinati dall’armatore e se ne possono distinguere varie categorie.
Le principali sono: leudi da traffico e leudi da pesca.
A loro volta queste due categorie si potevano suddividere a seconda del carico trasportato o della funzione svolta.
I leudi da traffico venivano definiti: Leudo vinacciere, Leudo formaggiaio, Leudo zavorraio, o suraire.
I Leudi da pesca invece erano: Leudo toscanello, per la pesca d’altura (detto anche gozzone), Leudo per la pesca locale, o latino (detto anche gozzo da manate).
Il Leudo vinacciere si distingueva dagli altri per via delle sue forme più piene e tondeggianti. Inoltre sul ponte, come sottocoperta, erano presenti botti fisse per il trasporto del vino con relative attrezzature (pompe, tini, manichette). La loro lunghezza era superiore a tutti gli altri tipi di Leudo ed arrivava mediamente tra i 14 e i 15 metri.
La particolarità del leudo formaggiaio invece era rappresentata fondamentalmente dalla suddivisione degli spazi interni. Sottocoperta infatti erano presenti delle scaffalature dove venivano posate le forme di formaggio. Queste, in navigazione, richiedevano particolari cure in quanto dovevano essere continuamente unte d’olio allo scopo di evitare muffe e che il formaggio si asciugasse diminuendo così di peso.
Il Leudo zavorraio veniva utilizzato per il trasporto della sabbia (“sura”). Differiva dai precedenti in quanto presentava fianchi più svasati e una lunghezza leggermente inferiore (13/15 metri) caratteristica che rendeva l’imbarcazione snella ed elegante.
Il Leudo toscanello, piu’ snello dei precedenti, aveva una lunghezza che variava tra i 10 e i 12 metri. Il nome toscanello deriva dal fatto che questo tipo di barca era impegnata sovente nelle campagne di pesca presso l’isola di Gorgona, in Toscana.
Infine, il Leudo latino è il piu’ piccolo della famiglia. Lo scafo non supera i 9 metri di lunghezza. La sua attrezzatura velica era estremamente semplificata. Rientra comunque nella classe dei leudi per l’identità delle linee e per la presenza degli scalmotti nell’ossatura e del ponte.
Lo scafo del leudo è il risultato del difficile compromesso tra tre caratteristiche tra loro apparentemente contraddittorie: può essere tirato in spiaggia, ha una buona tenuta in mare e una notevole portata.
Era cioè una vera piccola nave, in quanto, nonostante fosse costruito per essere tirato in secca, la forma del suo scafo consentiva anche di affrontare navigazioni d’altura.
Poteva quindi navigare per tutto il Mar Tirreno, spingersi fino in Spagna o nel Mar Ionio.
Inoltre, grazie alle forme molto simili a quelle di un gozzo, aveva una notevole capacità di carico, tra le 25 e le 30 tonnellate.
Proprio a causa della sua funzione commerciale, era un’imbarcazione con forme proprie, ma piuttosto semplice: veniva realizzata con legno di pino, quercia e rovere e veniva pitturato con colori cosiddetti economici, come il minio e il bianco.
La linea di galleggiamento veniva segnata con il colore verde e verdi erano anche i teli di copertura delle stive che venivano fissati con ferri assicurati dai lucchetti.
Due caratteristiche fondamentali sono l’assenza della deriva e la presenza di un pronunciato bolzone che serviva sia ad aumentare la capacità di carico, sia a creare la bolla d’aria necessaria a mantenere stabile la barca ed evitarne il capovolgimento.
La vita di bordo era molto dura soprattutto perché gli alloggi per l’equipaggio erano particolarmente spartani.
Per cucinare si utilizzava un fornello a carbonella, chiamato “gnafra”, che era, però, possibile utilizzare solo con il bel tempo.
La dispensa di bordo era tipicamente fornita da piccole scorte di stoccafisso, gallette, fagioli, patate, cipolle e l’immancabile basilico.
Ricetta tipica della cucina di navigazione era quella del “bagnùn” che veniva servito con gallette.
L’albero inclinato serviva sia di agevolare l’operazione del cambio delle mure nella virata di bordo che di allungare l’antenna per ottenere una superficie velica maggiore.
Questo tipo d’imbarcazione veniva costruita senza un piano preciso di costruzione, ad occhio dai maestri d’ascia che firmavano con il loro tipo d’incastro. Non ci sono infatti disegni tecnici, se non rilievi moderni fatti in occasione dei restauri, che risultano essere materiale preziosissimo a scopo di studio. Uno dei cantieri più attivi era quello dei Figallo, a Lavagna, ad oggi perduto.
Sulle rotte dei leudi
Le rotte commerciali dei leudi interessavano principalmente le coste tirreniche, le grandi isole, le nostre coste liguri e, a volte, anche la Grecia e la Spagna. Gli equipaggi compivano preferibilmente una navigazione sottocosta, anche se venivano affrontati tratti di mare aperto. I capitani di questi piccoli ma robusti velieri erano al tempo stesso mercanti e armatori e si trattava di attività a conduzione familiare. Normalmente l’equipaggio era composto da sei persone e non trasportava merci per conto di terzi, ma partiva con un carico di merci proprie che venivano commerciate direttamente nel punto di approdo. Al ritorno si caricava merce che potesse essere di interesse nel punto di arrivo. Gli spostamenti non avvenivano mai a vuoto, anzi, le imbarcazioni venivano stipate all’inveosimile, anche per una questione di ergonomia della navigazione, oltre che di economia della spedizione e non sono infrequenti le storie di eliminazione del carico per scampare al naufragio. Se capitava un trasporto, il guadagno veniva distribuito tra i membri della famiglia o destinato agli investimenti.
L’attività del commercio dei vini era tra le più antiche e caratteristiche. Infatti basta guardare una qualunque foto storica per distinguere le forme massicce delle imbarcazioni destinate a questo tipo di servizio. Le spedizioni si spingevano in ogni parte del Mediterraneo, dalla Francia fino alla Sicilia, ma nel 900 le località più frequentate erano le coste della Sardegna e dell’isola d’Elba. Quando l’imbarcazione giungeva a destinazione, i padroni ed i mediatori battevano le fattorie dell’isola in cerca di vino. Trovata la merce e contrattato il prezzo, il vino veniva trasportato a riva entro appositi otri di pelle di capra caricati sui muli. Dagli otri, il vino veniva travasato nelle baie e nei tini, che facevano da misura, quindi per mezzo di manichette e pompe veniva travasato nelle botti fisse di bordo.
Al ritorno, prima di tirare il leudo in secca, si scaricavano le botti di coperta, in modo che il loro peso, unito agli inevitabili scossoni dell’alaggio, non danneggiasse l’impavesata. La botte veniva legata ad una cima detta “và e vieni”, che aveva un capo a bordo e uno a terra. Sollevata di peso dagli uomini dell’equipaggio, la botte era gettata in mare e recuperata velocemente dagli uomini sulla battigia. Questi ultimi passavano poi la botte ad altri uomini, che, per mezzo di un cavo detto “lentìa”, la facevano rotolare lungo la spiaggia.
Compiuta questa operazione, il leudo veniva alato sulla spiaggia. L’operazione di tiro era compiuta da parecchie persone, solitamente partecipava tutta la comunità, che potevano venire retribuite in moneta o in natura. Dopo iniziava la vendita delle merci di bordo sulla spiaggia per trattativa diretta.
La principale meta dei leudi formaggiai era la Sardegna da dove si importava soprattutto il pecorino salato. Come i padroni dei vinacceri, i formaggiai si recavano nelle diverse fattorie per acquistare i prodotti, oppure si servivano di mediatori conosciuti che si curavano di preparare i carichi per il loro arrivo.
L’uso dei leudi cessò nel secondo dopoguerra, con l’avvento della rete stradale ligure e a causa della concorrenza di navi più veloci che resero il mezzo desueto.
Il maggior centro di caricamento della sabbia, nella riviera di levante, si trovava alla foce del fiume Magra dove si poteva operare tutto l’anno. Essendo le spiagge di proprietà demaniale, per asportare la sabbia occorreva un permesso speciale, difficile però da ottenere, per cui spesso si operava di frodo.
Il suraire per effettuare il carico, non veniva messo in secca, ma arenato con la prua nella battigia. Un’ancora, affondata precedentemente da poppa, serviva a spostare il leudo verso il mare aperto mentre il carico lo appesantiva, causando l’abbassamento della linea di galleggiamento.
Le operazioni di carico e scarico avvenivano sistemando tra il basto di prora e la spiaggia una lunga tavola percorsa di continuo dagli uomini dell’equipaggio che portavano pesanti coffe di 50/60 kg di peso.
La Soprintendenza PSAE della Liguria sta svolgendo, da alcuni anni, sotto la direzione dell'Arch. Rosato, un'attività finalizzata alla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico industriale conservato nel porto di Genova. Le motivazioni che hanno portato ad iniziare questo procedimento sono duplici. Da una parte la consapevolezza dell'importanza della memoria storica dell'attività del porto, da percepire anche con la conservazione e valorizzazione dei reperti materiali mobili, di sua competenza. Dall'altra, l'altrettanto importante constatazione, recepita attraverso le preliminari informazioni raccolte e i risultati di sopralluoghi svolti, che tale patrimonio rischia la completa sparizione, essendo, per varie ragioni, che vanno dall'incuria agli interessi particolari, il più debole anello della catena che lega tutte le trasformazioni del porto, sia quello recuperato e trasformato, il Porto Antico, sia quello commerciale e pienamente operativo. La consapevolezza dell'importanza dei mezzi navali e marittimi, che pure erano già potenzialmente compresi nello spirito della legge del 1939, la 1089, è data, peraltro, dal nuovo Codice dei Beni Culturali (D Lgs 41, 22 gennaio 2004) che inserisce esplicitamente, fra i beni culturali "le navi e i mezzi galleggianti aventi interesse storico, artistico o etnoantropologico" (Titolo I, Capo I, Art. 10, Comma 4, i), oltre, come dai precedenti, i "mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni .." e "i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni." (Titolo I, Capo I, Art. 11, Comma 1, g e h). Purtroppo questo tipo di patrimonio, costituito in prevalenza da barche in legno, risulta essere anche molto impegnativo da mantenere. Si stanno ricercando Enti interessati alla collocazione ed al mantenimento di una di queste imbarcazioni, allo scopo di non far perdere completamente le tracce di quella che rappresenta la vera tradizione marinaresca ligure.
come sai la tua realizzazione del leudo mi intriga, quindi sicuramente seguirò il tuo cantiere.
certo che dal Gozzo al Leudo il passo è breve!
Io, come penso tutti gli appassionati di modellismo, cerco di saperne sempre di più riguardo ai modelli che sono in costruzione o che andrò a realizzare, quindi spulciando in Rete ho trovate queste notizie riguardanti i Leudi che vado a postare pensando di fare cosa gradita.
Buona lettura a tutti,
Modì.-
I Leudi di Liguria
I leudi rimasti rappresentano un punto di arrivo dell’evoluzione di un tipo di imbarcazione intimamente connessa con la cultura del mare dei Liguri. L’origine dei leudi infatti si perde nel tempo. A riguardo sono state vagliate due ipotesi principali. La prima, avanzata da Pietro Berti, vede, come progenitore di questo tipo d’imbarcazione, la cimba bizantina. Un’altra ipotesi suggerisce una derivazione da una barca di struttura simile, di origine catalana, chiamata “lau”.
Il leudo nasce come un’imbarcazione a vela da lavoro, adibita fondamentalmente al trasporto di merci varie per i traffici del Mediterraneo e, talvolta, alla pesca.
Caratteristica peculiare era quella di essere un’imbarcazione alturiera operativa a partire dalle spiagge e
perciò autosufficiente nell’alaggio. Questo perché, dall’antichità fino all’ottocento, la navigazione nel Mediterraneo poteva contare su un numero molto scarso di buoni porti, in quanto le piccole comunità marinare non avevano i mezzi necessari per costruire moli, frangiflutti che erano opere molto costose.
Si sfruttavano gli approdi naturali, che però, anche in Liguria, a volte, mancavano del tutto.
Lo scafo del leudo è realizzato in maniera da poter fare a meno dei porti in quanto può essere facilmente tirato in secca anche a pieno carico, oppure se ne può spingere la prua fino a pochi metri dalla riva, agevolando così il carico e lo scarico di merci e passeggeri, per cui sia la forma che le dimensioni dello scafo sono tarate in funzione di questa sua fondamentale qualità.
Le caratteristiche generali del leudo si possono qui riassumere con una definizione di Pietro Berti: “In sostanza si tratta di un legno tondo con estremità a cuneo, armato con una vela latina issata su un albero a calcese inclinato in avanti, ed un fiocco, detto polaccone, che viene teso su un’asta posta a dritta della pernaccia, e che può essere rientrata in coperta”.
Le dimensioni dei leudi variavano in base al modello e all’impiego al quale erano destinati dall’armatore e se ne possono distinguere varie categorie.
Le principali sono: leudi da traffico e leudi da pesca.
A loro volta queste due categorie si potevano suddividere a seconda del carico trasportato o della funzione svolta.
I leudi da traffico venivano definiti: Leudo vinacciere, Leudo formaggiaio, Leudo zavorraio, o suraire.
I Leudi da pesca invece erano: Leudo toscanello, per la pesca d’altura (detto anche gozzone), Leudo per la pesca locale, o latino (detto anche gozzo da manate).
Il Leudo vinacciere si distingueva dagli altri per via delle sue forme più piene e tondeggianti. Inoltre sul ponte, come sottocoperta, erano presenti botti fisse per il trasporto del vino con relative attrezzature (pompe, tini, manichette). La loro lunghezza era superiore a tutti gli altri tipi di Leudo ed arrivava mediamente tra i 14 e i 15 metri.
La particolarità del leudo formaggiaio invece era rappresentata fondamentalmente dalla suddivisione degli spazi interni. Sottocoperta infatti erano presenti delle scaffalature dove venivano posate le forme di formaggio. Queste, in navigazione, richiedevano particolari cure in quanto dovevano essere continuamente unte d’olio allo scopo di evitare muffe e che il formaggio si asciugasse diminuendo così di peso.
Il Leudo zavorraio veniva utilizzato per il trasporto della sabbia (“sura”). Differiva dai precedenti in quanto presentava fianchi più svasati e una lunghezza leggermente inferiore (13/15 metri) caratteristica che rendeva l’imbarcazione snella ed elegante.
Il Leudo toscanello, piu’ snello dei precedenti, aveva una lunghezza che variava tra i 10 e i 12 metri. Il nome toscanello deriva dal fatto che questo tipo di barca era impegnata sovente nelle campagne di pesca presso l’isola di Gorgona, in Toscana.
Infine, il Leudo latino è il piu’ piccolo della famiglia. Lo scafo non supera i 9 metri di lunghezza. La sua attrezzatura velica era estremamente semplificata. Rientra comunque nella classe dei leudi per l’identità delle linee e per la presenza degli scalmotti nell’ossatura e del ponte.
Lo scafo del leudo è il risultato del difficile compromesso tra tre caratteristiche tra loro apparentemente contraddittorie: può essere tirato in spiaggia, ha una buona tenuta in mare e una notevole portata.
Era cioè una vera piccola nave, in quanto, nonostante fosse costruito per essere tirato in secca, la forma del suo scafo consentiva anche di affrontare navigazioni d’altura.
Poteva quindi navigare per tutto il Mar Tirreno, spingersi fino in Spagna o nel Mar Ionio.
Inoltre, grazie alle forme molto simili a quelle di un gozzo, aveva una notevole capacità di carico, tra le 25 e le 30 tonnellate.
Proprio a causa della sua funzione commerciale, era un’imbarcazione con forme proprie, ma piuttosto semplice: veniva realizzata con legno di pino, quercia e rovere e veniva pitturato con colori cosiddetti economici, come il minio e il bianco.
La linea di galleggiamento veniva segnata con il colore verde e verdi erano anche i teli di copertura delle stive che venivano fissati con ferri assicurati dai lucchetti.
Due caratteristiche fondamentali sono l’assenza della deriva e la presenza di un pronunciato bolzone che serviva sia ad aumentare la capacità di carico, sia a creare la bolla d’aria necessaria a mantenere stabile la barca ed evitarne il capovolgimento.
La vita di bordo era molto dura soprattutto perché gli alloggi per l’equipaggio erano particolarmente spartani.
Per cucinare si utilizzava un fornello a carbonella, chiamato “gnafra”, che era, però, possibile utilizzare solo con il bel tempo.
La dispensa di bordo era tipicamente fornita da piccole scorte di stoccafisso, gallette, fagioli, patate, cipolle e l’immancabile basilico.
Ricetta tipica della cucina di navigazione era quella del “bagnùn” che veniva servito con gallette.
L’albero inclinato serviva sia di agevolare l’operazione del cambio delle mure nella virata di bordo che di allungare l’antenna per ottenere una superficie velica maggiore.
Questo tipo d’imbarcazione veniva costruita senza un piano preciso di costruzione, ad occhio dai maestri d’ascia che firmavano con il loro tipo d’incastro. Non ci sono infatti disegni tecnici, se non rilievi moderni fatti in occasione dei restauri, che risultano essere materiale preziosissimo a scopo di studio. Uno dei cantieri più attivi era quello dei Figallo, a Lavagna, ad oggi perduto.
Sulle rotte dei leudi
Le rotte commerciali dei leudi interessavano principalmente le coste tirreniche, le grandi isole, le nostre coste liguri e, a volte, anche la Grecia e la Spagna. Gli equipaggi compivano preferibilmente una navigazione sottocosta, anche se venivano affrontati tratti di mare aperto. I capitani di questi piccoli ma robusti velieri erano al tempo stesso mercanti e armatori e si trattava di attività a conduzione familiare. Normalmente l’equipaggio era composto da sei persone e non trasportava merci per conto di terzi, ma partiva con un carico di merci proprie che venivano commerciate direttamente nel punto di approdo. Al ritorno si caricava merce che potesse essere di interesse nel punto di arrivo. Gli spostamenti non avvenivano mai a vuoto, anzi, le imbarcazioni venivano stipate all’inveosimile, anche per una questione di ergonomia della navigazione, oltre che di economia della spedizione e non sono infrequenti le storie di eliminazione del carico per scampare al naufragio. Se capitava un trasporto, il guadagno veniva distribuito tra i membri della famiglia o destinato agli investimenti.
L’attività del commercio dei vini era tra le più antiche e caratteristiche. Infatti basta guardare una qualunque foto storica per distinguere le forme massicce delle imbarcazioni destinate a questo tipo di servizio. Le spedizioni si spingevano in ogni parte del Mediterraneo, dalla Francia fino alla Sicilia, ma nel 900 le località più frequentate erano le coste della Sardegna e dell’isola d’Elba. Quando l’imbarcazione giungeva a destinazione, i padroni ed i mediatori battevano le fattorie dell’isola in cerca di vino. Trovata la merce e contrattato il prezzo, il vino veniva trasportato a riva entro appositi otri di pelle di capra caricati sui muli. Dagli otri, il vino veniva travasato nelle baie e nei tini, che facevano da misura, quindi per mezzo di manichette e pompe veniva travasato nelle botti fisse di bordo.
Al ritorno, prima di tirare il leudo in secca, si scaricavano le botti di coperta, in modo che il loro peso, unito agli inevitabili scossoni dell’alaggio, non danneggiasse l’impavesata. La botte veniva legata ad una cima detta “và e vieni”, che aveva un capo a bordo e uno a terra. Sollevata di peso dagli uomini dell’equipaggio, la botte era gettata in mare e recuperata velocemente dagli uomini sulla battigia. Questi ultimi passavano poi la botte ad altri uomini, che, per mezzo di un cavo detto “lentìa”, la facevano rotolare lungo la spiaggia.
Compiuta questa operazione, il leudo veniva alato sulla spiaggia. L’operazione di tiro era compiuta da parecchie persone, solitamente partecipava tutta la comunità, che potevano venire retribuite in moneta o in natura. Dopo iniziava la vendita delle merci di bordo sulla spiaggia per trattativa diretta.
La principale meta dei leudi formaggiai era la Sardegna da dove si importava soprattutto il pecorino salato. Come i padroni dei vinacceri, i formaggiai si recavano nelle diverse fattorie per acquistare i prodotti, oppure si servivano di mediatori conosciuti che si curavano di preparare i carichi per il loro arrivo.
L’uso dei leudi cessò nel secondo dopoguerra, con l’avvento della rete stradale ligure e a causa della concorrenza di navi più veloci che resero il mezzo desueto.
Il maggior centro di caricamento della sabbia, nella riviera di levante, si trovava alla foce del fiume Magra dove si poteva operare tutto l’anno. Essendo le spiagge di proprietà demaniale, per asportare la sabbia occorreva un permesso speciale, difficile però da ottenere, per cui spesso si operava di frodo.
Il suraire per effettuare il carico, non veniva messo in secca, ma arenato con la prua nella battigia. Un’ancora, affondata precedentemente da poppa, serviva a spostare il leudo verso il mare aperto mentre il carico lo appesantiva, causando l’abbassamento della linea di galleggiamento.
Le operazioni di carico e scarico avvenivano sistemando tra il basto di prora e la spiaggia una lunga tavola percorsa di continuo dagli uomini dell’equipaggio che portavano pesanti coffe di 50/60 kg di peso.
Alessandra Spagnolo
La Soprintendenza PSAE della Liguria sta svolgendo, da alcuni anni, sotto la direzione dell'Arch. Rosato, un'attività finalizzata alla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico industriale conservato nel porto di Genova. Le motivazioni che hanno portato ad iniziare questo procedimento sono duplici. Da una parte la consapevolezza dell'importanza della memoria storica dell'attività del porto, da percepire anche con la conservazione e valorizzazione dei reperti materiali mobili, di sua competenza. Dall'altra, l'altrettanto importante constatazione, recepita attraverso le preliminari informazioni raccolte e i risultati di sopralluoghi svolti, che tale patrimonio rischia la completa sparizione, essendo, per varie ragioni, che vanno dall'incuria agli interessi particolari, il più debole anello della catena che lega tutte le trasformazioni del porto, sia quello recuperato e trasformato, il Porto Antico, sia quello commerciale e pienamente operativo. La consapevolezza dell'importanza dei mezzi navali e marittimi, che pure erano già potenzialmente compresi nello spirito della legge del 1939, la 1089, è data, peraltro, dal nuovo Codice dei Beni Culturali (D Lgs 41, 22 gennaio 2004) che inserisce esplicitamente, fra i beni culturali "le navi e i mezzi galleggianti aventi interesse storico, artistico o etnoantropologico" (Titolo I, Capo I, Art. 10, Comma 4, i), oltre, come dai precedenti, i "mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni .." e "i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni." (Titolo I, Capo I, Art. 11, Comma 1, g e h). Purtroppo questo tipo di patrimonio, costituito in prevalenza da barche in legno, risulta essere anche molto impegnativo da mantenere. Si stanno ricercando Enti interessati alla collocazione ed al mantenimento di una di queste imbarcazioni, allo scopo di non far perdere completamente le tracce di quella che rappresenta la vera tradizione marinaresca ligure.
Modifica- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ciao feberet
evidentemente il leudo è un barca molto tipica!
ho ritrovato l'indirizzo che dicevo:
http://www.marinahotel.it/Riviera/Sestri/leudo/BordPage1.htm
(guarda pag.3 in fondo)
buon proseguimento!
evidentemente il leudo è un barca molto tipica!
ho ritrovato l'indirizzo che dicevo:
http://www.marinahotel.it/Riviera/Sestri/leudo/BordPage1.htm
(guarda pag.3 in fondo)
buon proseguimento!
_________________
gian paolo
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brggpl- Responsabile glossario sostenitore
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
bellissima la descrizione che ho prontamente salvato e stampato, poi nel sito marinahotel ci sono delle foto favolose. sto raccogliendo tutto questo materiale per poter dare come sempre una spiegazione completa al modellino. Io continuo con l'allineamento delle ordinate prima di incollarle. Grazie come sempre per il vostro contributo .
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ciao Fernando - a gentile richiesta gentile risposta - ti posto il mio leudo , trattalo bene , ha 25 anni ciao giovanni
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esposizione in libreria del centro in occasione Festa della Marina
particolare che non si nota bene ma che è imporante è che il colore dell'opera viva è color minio ed il ponte è color rosso tendente
all'arancio ariciaqo giovanni
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esposizione in libreria del centro in occasione Festa della Marina
particolare che non si nota bene ma che è imporante è che il colore dell'opera viva è color minio ed il ponte è color rosso tendente
all'arancio ariciaqo giovanni
picogio'- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
bellissime foto, e cercherò il piu possibile farlo uguale anche nella colorazione .
untanto continuo a seguire le istruzioni di montaggio del Piano di Costruzione , e i vostri suggerimenti cosi come preziosi sono state per le mie altre costruzione e in piu la conoscenza della barca .
untanto continuo a seguire le istruzioni di montaggio del Piano di Costruzione , e i vostri suggerimenti cosi come preziosi sono state per le mie altre costruzione e in piu la conoscenza della barca .
feberet- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
Ciao Feberet , apri gli occhi , che te ne dici ????
mozzo
mozzo
mozzo- Forumnauta
Re: "Cantiere Beretta" LEUDO Ligure (feberet) *** Terminato ***
ecco , gia ho notato che le ordinate come minimo devono essere il doppio nel modellino che sto facendo che come per il gozzo ho dovuto ricostrirle e metterle in modo posticcio ... se è cosi posso rimediar dopo aver messo la coperta aggiungendo solo il pezzettino che si vede . oppure ??????
feberet- Forumnauta
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