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Il Leudo di Santa Maria, storia di tempi dei tempi
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Il Leudo di Santa Maria, storia di tempi dei tempi
Cari tutti, buondì e buon inizio settimana.
Inizio la mia avventura navimodellistica con un racconto breve.
Credo sia doveroso principiare così, per inquadrare una vicenda umana di diretta derivazione camilleriana e le motivazioni che mi spingono verso questa magnifica arte.
Vivo a Santa Maria al Bagno di Nardò, versante del Leccese Jonico, ex borgo di pescatori, di cui restano solo quattro decani.
Uno di essi, vicino di casa ultraottuagenario, è il nipote del leggendario raìs della tonnara locale.
Come la maggior parte degli uomini di qui, appena poté, scelse la leva in Marina Militare. Poi tornò e fu pescatore finché mise su famiglia ed emigrò a Milano, recando con sé il rimpianto dell’acqua salata. Erano gli anni ’50. Lì, poco per volta, imparò da autodidatta, dapprima disegnando e poi scolpendo, a riprodurre le nostre piccole barche da pesca, gli “uzzarieddri”, i piccoli gozzi a vela latina. Si accorse ben presto, però, che questo non era sufficiente ad addolcire la nostalgia per i suoi luoghi e iniziò a realizzare piccoli modelli, senza piani o progetti; per anni e anni costruì e costruì, fino alla pensione, quando decise di tornare a Santa Maria. Da allora riprese l’arte del navigare e della pesca non distruttiva, ma nel contempo proseguì a costruire, costruire, costruire. Non solo barche, ma anche presepi artistici, oltre che incredibili gran pavesi con cui bardare ogni anno il suo uzzarieddru per la processione a mare.
Poi la brutta malattia, con conseguenti, terribili perdite.
Si dice che si può cancellare un corpo ma non lo spirito. Infatti egli, giorno dopo giorno, deperiva mentre il suo istinto era sempre integro, spingendomi a continuare la sua opera, pur essendo completamente scevro di ogni nozione di modellismo navale.
Acquistai perciò il kit di un leudo siciliano, così simile al suo uzzarieddru e, su suo suggerimento, riportai le misure del progetto al 200%. Con risultati pietosi, ammetto. Mi sentivo come un rugbysta che si iscrive a un corso di danza classica… Abbandonai tutto per anni, sconfortato dalla mia inettitudine e mi diedi alla fotografia subacquea, con risultati che oggi fatico ad ammettere siano miei.
Poi, però, forse ascoltando il mio corpo e la ragione suggerirmi che la vita è fatta di fasi, poche settimane fa ho sentito il dovere, quasi, di raccogliere un testimone, per proseguire nella opera del mio vicino, certo che la dignità di uomo si misura anche con un piccolo gesto d’amore, qualunque esso sia. E il mio consiste nel continuare il suo impegno di tutta la vita, lo so.
Adesso ho ripreso il leudo, l’ho collocato sul mio tavolo da studio, ho tolto di mezzo tutti i libri e sto iniziando a sistemarlo. Un’impresa titanica, sembrava montato da un maestro d’ascia affetto da turbe all’equilibrio e per la prima volta in vita mia ho sofferto il mal di mare…
Non sono un modellista, non so se mai avrò la manualità del mio vicino, non credo affatto, ma so per certo che metterò tutta l’anima per fare del mio meglio.
Questo è il motivo per cui mi sono iscritto al vostro bellissimo forum e chiedo cortesemente il vostro aiuto per portare a termine una promessa: proseguire e ultimare nel migliore dei modi un lavoro che per me si tradurrà in molto di più di un oggetto, bello o meno che risulti; è un moto d’affetto verso un uomo, uno degli ultimi testimoni di un tempo che non temo definire leggendario, in cui i valori erano ancora il motivo fondante di una società.
Pertanto grazie dal profondo dell’anima a tutti per l’accoglienza e ancora di più a chi di Voi avrà la bontà e la pazienza di seguire questa sfida alla mia incapacità.
Fra poco aprirò un topic chiamato “Il Leudo di Santa Maria al Bagno” in cui chiedere consigli su ogni passo della realizzazione.
Giuseppe
Inizio la mia avventura navimodellistica con un racconto breve.
Credo sia doveroso principiare così, per inquadrare una vicenda umana di diretta derivazione camilleriana e le motivazioni che mi spingono verso questa magnifica arte.
Vivo a Santa Maria al Bagno di Nardò, versante del Leccese Jonico, ex borgo di pescatori, di cui restano solo quattro decani.
Uno di essi, vicino di casa ultraottuagenario, è il nipote del leggendario raìs della tonnara locale.
Come la maggior parte degli uomini di qui, appena poté, scelse la leva in Marina Militare. Poi tornò e fu pescatore finché mise su famiglia ed emigrò a Milano, recando con sé il rimpianto dell’acqua salata. Erano gli anni ’50. Lì, poco per volta, imparò da autodidatta, dapprima disegnando e poi scolpendo, a riprodurre le nostre piccole barche da pesca, gli “uzzarieddri”, i piccoli gozzi a vela latina. Si accorse ben presto, però, che questo non era sufficiente ad addolcire la nostalgia per i suoi luoghi e iniziò a realizzare piccoli modelli, senza piani o progetti; per anni e anni costruì e costruì, fino alla pensione, quando decise di tornare a Santa Maria. Da allora riprese l’arte del navigare e della pesca non distruttiva, ma nel contempo proseguì a costruire, costruire, costruire. Non solo barche, ma anche presepi artistici, oltre che incredibili gran pavesi con cui bardare ogni anno il suo uzzarieddru per la processione a mare.
Poi la brutta malattia, con conseguenti, terribili perdite.
Si dice che si può cancellare un corpo ma non lo spirito. Infatti egli, giorno dopo giorno, deperiva mentre il suo istinto era sempre integro, spingendomi a continuare la sua opera, pur essendo completamente scevro di ogni nozione di modellismo navale.
Acquistai perciò il kit di un leudo siciliano, così simile al suo uzzarieddru e, su suo suggerimento, riportai le misure del progetto al 200%. Con risultati pietosi, ammetto. Mi sentivo come un rugbysta che si iscrive a un corso di danza classica… Abbandonai tutto per anni, sconfortato dalla mia inettitudine e mi diedi alla fotografia subacquea, con risultati che oggi fatico ad ammettere siano miei.
Poi, però, forse ascoltando il mio corpo e la ragione suggerirmi che la vita è fatta di fasi, poche settimane fa ho sentito il dovere, quasi, di raccogliere un testimone, per proseguire nella opera del mio vicino, certo che la dignità di uomo si misura anche con un piccolo gesto d’amore, qualunque esso sia. E il mio consiste nel continuare il suo impegno di tutta la vita, lo so.
Adesso ho ripreso il leudo, l’ho collocato sul mio tavolo da studio, ho tolto di mezzo tutti i libri e sto iniziando a sistemarlo. Un’impresa titanica, sembrava montato da un maestro d’ascia affetto da turbe all’equilibrio e per la prima volta in vita mia ho sofferto il mal di mare…
Non sono un modellista, non so se mai avrò la manualità del mio vicino, non credo affatto, ma so per certo che metterò tutta l’anima per fare del mio meglio.
Questo è il motivo per cui mi sono iscritto al vostro bellissimo forum e chiedo cortesemente il vostro aiuto per portare a termine una promessa: proseguire e ultimare nel migliore dei modi un lavoro che per me si tradurrà in molto di più di un oggetto, bello o meno che risulti; è un moto d’affetto verso un uomo, uno degli ultimi testimoni di un tempo che non temo definire leggendario, in cui i valori erano ancora il motivo fondante di una società.
Pertanto grazie dal profondo dell’anima a tutti per l’accoglienza e ancora di più a chi di Voi avrà la bontà e la pazienza di seguire questa sfida alla mia incapacità.
Fra poco aprirò un topic chiamato “Il Leudo di Santa Maria al Bagno” in cui chiedere consigli su ogni passo della realizzazione.
Giuseppe
Giuseppe Piccioli- Nuovo Utente
A tobia47 piace questo messaggio.
Re: Il Leudo di Santa Maria, storia di tempi dei tempi
vai Giuseppe
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Walter
www.walterfurlan.com
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Guida pubblicazione video e immagini: http://www.forumscuoladimodellismo.com/guida-alla-pubblicazione-delle-immagini-f12/
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Walter Furlan- Moderatore
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